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Come sono andati i Visual Storytelling Days di Studio Samo? Ve lo raccontiamo nel post di oggi

I Visual Storytelling Days sono un corso ideato da Studio Samo, utile per imparare i trucchi del visual marketing sotto diversi aspetti. L’edizione 2017 di Visual Samo è stata la più grande di tutte fino ad oggi: da un giorno di corso si è passati a due, per un totale di 550 partecipanti, un vero e proprio raddoppio rispetto alle edizioni precedenti.

Sicuramente una cosa non è cambiata affatto, ovvero la qualità degli speech proposti. Alcuni relatori avevano già preso parte alle passate edizioni, ma la maggior parte si sono trovati per la prima volta sul palco dei Visual Storytelling Days ad affrontare una platea davvero curiosa ed interessata al visual storytelling in tutte le sue sfumature.

Oltre alla formazione di qualità, non sono mancati i momenti per fare networking, ovvero per creare o consolidare relazioni personali e lavorative.

Visual Storytelling Days: gli interventi

Gli interventi proposti ai Visual Storytelling Days sono stati un perfetto connubio tra nozioni, casi studio e laboratori pratici (facoltativi). Imparare ad utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia per raccontare storie in formato visuale è molto importante per catturare l’attenzione degli utenti.

Non a caso, i contenuti visuali sui social network, ottengono maggiori interazioni rispetto ai contenuti composti da solo testo.

Per contenuti visuali non si intendono solo foto o video, ma anche grafiche, meme, GIF, cinemagraph o infografiche. Ovviamente, il tutto deve essere condito con una buona dose di copy evocativo e coinvolgente, come ha spiegato Valentina Falcinelli nel suo intervento. Scrivere frasi come “Siamo un’azienda leader nel settore, giovane e dinamica” non funziona più sul web: sono tutte aziende leader, per questo è necessario trovare la strada corretta per esprimere lo stesso concetto senza utilizzare parole inflazionate.

Le parole come le immagini: bisogna essere in grado di rappresentare anche attraverso il solo testo, facendo leva sulla sfera emozionale dell’utente.Un copywriter che si rispetti, infatti, deve essere in grado di entrare nell’anima aziendale per poterla raccontare ai lettori.

Creatività e strategia sono alla base dei principi di storytelling.

A proposito di strategia, è intervenuta Carlotta Silvestrini, esperta in branding e rebranding. Quando si tratta di brand, nulla deve essere lasciato al caso. Tutto deve esprimere l’identità aziendale: dal packaging utilizzato, ai font e ai colori, tutti gli elementi devono essere perfettamente studiati al fine di creare una visual identity coordinata e riconoscibile nel tempo. Spesso, infatti, le aziende si dimenticano della fedeltà alla propria identità visuale non considerando che ci sono determinati punti saldi che non si possono modificare. In fase di rebranding è necessario pensare strategicamente e non è possibile modificare quegli aspetti a cui i consumatori si sono affezionati.

Anche i fondatori de Il Milanese Imbruttito hanno fatto un ottimo intervento. Nati come pagina Facebook per esaltare alcuni dei comportamenti stereotipati dei milanesi DOC, ad oggi sono diventati un vero e proprio brand che guadagna attraverso eventi, collaborazioni pubblicitarie con altri marchi e producendo merchandising brandizzato. Tutto ciò è stato possibile utilizzando ironia, racconto visuale e molta strategia. In quattro anni, da semplice gioco sono diventati una solida azienda che funziona nel tempo.

Nei due giorni si sono alternate anche dei casi studio molto interessanti, ovvero Roadhouse, Lazzari Store, LAV (Lega Anti Vivisezione), Botteghe Digitali, Mondadori e Athleticat, ovvero aziende ed organizzazioni che utilizzano tecniche di visual storytelling come approccio per raccontarsi agli utenti sul web e sui social network.

Anche Nicola Carmignani ha raccontato il suo punto di vista relativamente al racconto visuale attraverso le storie, nello specifico ha spiegato come utilizzare le Instagram Stories per avvicinarsi ad un pubblico sempre alla ricerca di contenuti esclusivi sui social network. Come spiegato da Veronica Ramos, anche su Snapchat funzionano i contenuti esclusivi, in particolar modo giochi e giveaway, adatti al target di età presenti sul social network del fantasmino.

Le stories di Snapchat, poi copiate da Instagram, Facebook e WhatsApp funzionano perché si possono creare dei contenuti più friendly, come brevi tutorial, retroscena o giochini tanto apprezzati da coloro che interagiscono quotidianamente con gli stessi brand.

Cristiano Carriero, famoso storyteller, ha creato un bellissimo progetto in collaborazione con Pasta Granoro: lo storytelling per emozionare ed evocare ricordi legati ad un prodotto presente in tutte le case italiane. Una raccolta di brevi racconti utili a promuovere in maniera emozionale, un brand pugliese che non è nuovo al racconto attraverso le storie. Infatti, tempo fa, anche Casa Surace aveva promosso il brand attraverso un video dedicato al tipico “pacco da giù”.

Lo storyteller è per eccellenza il creativo e sotto alcuni aspetti anche reporter. Le storie più belle, infatti, nascono da momenti di sincerità. È per questo motivo che la strategia applicata al brand Pasta Granoro sta funzionando nel tempo: si è basata su contenuti originali ed emozionali, sulle partnership con altri brand ed una buona strategia social.

Ma come si creano bei contenuti quando si è in mobilità? Lo ha spiegato Elisa Spinosa, sia nel suo intervento che nel suo laboratorio dedicato alla mobile photography, fornendo diverse tips utili per creare buoni contenuti fotografici senza utilizzare una Reflex, ma solo con l’ausilio di uno smartphone.

In alcuni casi, il solo smartphone non basta e si ha necessità di creare contenuti più professionali, quindi utilizzando strumenti all’avanguardia. Antonio Meraglia, founder di Stravideo, sia nel suo speech che durante il laboratorio dedicato ai video ha spiegato come creare dei contenuti professionali. Ad esempio lo sapevate che non è mai consigliato effettuare i tagli sui video? Per non incappare in errori non bisogna mai andare a braccio ma è necessario seguire una sorta di copione ben definito in fase di progettazione.

Non è finita qui. Ho lasciato le due menti di questi Visual Storytelling Days alla fine: Valentina Tanzillo e Valentina Vellucci, che non solo hanno fatto due speech a testa suddivisi nelle due giornate, ma sono riuscite a comprendere le esigenze della platea.

Questi due giorni di formazione intensa, sono stati utili a comprendere che proporre prodotti/servizi “a freddo” sui social network, non funziona più. Una strategia di vendita che funziona deve considerare una parte dedicata al visual storytelling, quindi al racconto di storie coinvolgenti ed emozionanti per gli utenti.


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