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Quattro chiacchiere digitali: Matteo Pogliani si racconta a Leevia, tra Influencer Marketing e molto altro

Nel post di oggi vi presentiamo la seconda intervista di Leevia, che questa volta è toccata al noto Digital Strategist Matteo Pogliani.

Matteo Pogliani è un esperto in strategia digitale, che ama concentrarsi soprattutto sulla comunicazione tra i brand ed i propri utenti, per favorirne il dialogo.


Raccontati ai nostri lettori: chi è Matteo Pogliani?

«Come iniziare… diciamo che Matteo è un appassionato di tutto ciò che riguarda il mondo della comunicazione, in particolare lato digital. Sono socio e digital strategist di Open-Box, un’agenzia specializzata nella comunicazione web e social e nella realizzazione di progetti di influencer marketing.
Lato offline, gioco da una vita a basket, amo leggere e scrivere (quando ho tempo) e provo a fare al meglio il marito ed il papà».

Come è nata la tua passione per l’Influencer Marketing?

«Dalla consapevolezza, cresciuta “sul campo” dell’enorme valore che portano con sé le relazioni, quelle vere, concrete e portate avanti con umanità. Molti pensano che il digital sia finto, freddo, un luogo dove difficilmente possano nascere relazioni autentiche. Niente di più sbagliato.

Il web è lo specchio della nostra società e, come nel mondo reale, anche il digitale se usato correttamente è una via per instaurare rapporti umani di enorme qualità.

Si parla tanto di conversazioni e condivisione, è tempo di farlo in modo concreto, perché non vince mai il più forte, ma chi impara a collaborare».

In aprile è uscito il tuo primo libro dedicato a questa materia decisamente complessa, ti va di raccontare ai lettori del Leevia Blog perché il rapporto brand – influencer è fondamentale?

«Perché permettono di rivestire le comunicazione dei brand del trust e dell’autorevolezza che queste figure hanno. Un processo capace di rendere i messaggi più autentici e coinvolgenti, svestendoli di gran parte di quelle sovrastrutture commerciali che gli utenti non sopportano più.

Una via per creare relazioni e fidelizzarle nel tempo, spingendo a creare un fattivo dialogo, un interscambio che alla lunga porta vantaggi ai brand, generando valore condiviso.

Gli utenti sono restii alle “classiche” forme pubblicitarie, è tempo di trovare una via nuova».

Sul tuo blog hai scritto qualche articolo dedicato al mondo dei social contest. Ci dici la tua opinione? Li trovi una modalità utile per migliorare l’engagement di un’azienda e per guadagnare lead qualificati?

«Sono uno strumento dal potenziale enorme perché lavorano su una delle categorie più importanti lato influencer: i “consumAttori“.

Nel nostro piccolo siamo infatti tutti influencer, ed anzi, sono proprio i microinfluencer ad essere le figure più credibili. L’unico problema è che sono difficili da coinvolgere. I contest ci permettono di farlo, dando voce ad utenti che hanno le stesse caratteristiche dei nostri target tipo e che sono quindi credibili ed in grado di creare enorme engagement. È più facile credere a chi ci somiglia».

Secondo la tua personale esperienza, quali sono i tool indispensabili per coloro che hanno fatto del digital la propria professione?

«Ce ne sarebbero moltissimi, ma cerco di riassumere.

Direi che non si può fare a meno di:

  • Un buon tool di listening, così da ascoltare attentamente ciò che viene detto di noi e trarne tutte le doverose conseguenze.
    Non esiste comunicazione di valore senza volontà e propensione ad ascoltare.
  • Un tool di social analytics: misurare è un processo chiave perché ci permette di capire la bontà del nostro operato ed, in caso, porre i dovuti miglioramenti.
  • Un gestore di feed RSS, così da restare sempre informati su topic precisi.
    Io lo faccio da una vita con il digital ed il social.
  • Per chi lavora in mobilità come me direi che la vita sarebbe impossibile senza Google Drive.
    Scrivere e avere sempre tutto comodamente online e accessibile da ogni collaboratore. Se lo provi non torni più indietro.
  • Indispensabile anche la messaggistica in team, così da avere comunicazioni rapide e facilmente gestibili. Io consiglio alla grande Slack, lo adoro!
  • Un tool di automatismi come IFTTT, per velocizzare i processi base e risparmiare tempo.
  • Marketing automation: una nuova frontiera che i brand devono cominciare a far propria.

Aggiungerei qualcosa riguardo video e grafica.

Comunque sia, resto convinto che il tool più importante resti l’uomo e la sua capacità valutativa».

Quali sono i social network che prediligi per “fare rete” con i professionisti che operano nel tuo stesso settore e per curare il tuo personal branding?

«Non ho reali preferenze. Direi che Twitter, Facebook e LinkedIn sono mezzi fantastici per creare connessioni prima e relazioni poi.

Twitter è fantastico per le potenzialità degli hashtag e della ricerca, permettendo di trovare facilmente utenti interessati a specifici argomenti.

Di Facebook adoro Messenger e soprattutto i gruppi, una vera fucina di contatti e via preferenziale per stringere rapporti.

LinkedIn con il suo approccio “professionale” resta un must, in particolare per i gruppi e, se si utilizzano al meglio, i sistemi di social selling».

Un’ultima domanda a bruciapelo: chi sono i professionisti dai quali hai tratto ispirazione quando hai iniziato a fare il tuo lavoro?

«Hai toccato un tema chiave. Io sono quello che sono oggi grazie all’esempio e alla disponibilità a condividere di tanti professionisti. Ne dovrei citare mille, ma ci tengo particolarmente a segnalare:

  • Riccardo Scandellari e Rudy Bandiera: mi hanno fatto capire il valore del personal branding ed insegnato a valorizzare pienamente i rapporti umani.
  • Franz Russo: quando cerco una novità guardo a lui. Sempre sul pezzo.
  • Salvatore Russo: uno dei primi a darmi fiducia e coinvolgermi in progetti rilevanti, dandomi accesso ad un mondo da cui c’è solo da imparare.
  • Mirko Pallera, Alex Giordano e tutto il team di Ninja Marketing: prima sono stati una fonte di informazioni inesauribile tra post e corsi, poi una vetrina rilevante ed uno spazio di confronto per crescere quando ne sono diventato parte.
  • Matteo Flora: un “guru” per me, un professionista che si apre a 360° e da cui ho imparato tantissimo, in particolare su listening e web reputation. Oggi è un amico a cui continuare comunque a “rubare” segreti e consigli.
  • Roberto Venturini: la notizia della sua scomparsa è stata tremenda. L’ho sempre letto ed ho imparato tanto da lui. Ma al di là di questo era una persona umanamente unica e di cui sono fiero essere stato amico. Sapere che una delle sue ultime pubblicazioni è stato l’intervento per il mio libro mi riempie di orgoglio.

Mi scuso con chi ho dimenticato (sarà l’età), ma sono tante, troppe le persone che ogni giorno mi fanno crescere.

È la bellezza del web e della condivisione».


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