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Le strategie di comunicazione del Pistoia Basket: tra i social e gli sponsor

Quando si pensa a uno sport italiano ciò che ci viene in mente è il calcio. Ma nel panorama nazionale troviamo esempi di eccellenze nella comunicazione anche in altri sport come ad esempio nel basket.

Il basket si differenzia molto non solo per la meccanica di gioco, ma nell’ambito in cui noi operiamo che è quello del marketing bisogna sapere che non si può comunicare con i tifosi del basket alla stesso modo di chi ha la fede calcistica. Lo avevamo già intuito con la storia di una forte agenzia di comunicazione come la Mate Agency che segue i giocatori di basket professionisti di Serie A ma ci addentriamo ancora di più con una squadra che è il vanto della sua città.

Per questo è interessante la storia di Maurizio Laudicino, responsabile marketing del Pistoia basket.

Il Pistoia basket come cambiato la propria comunicazione dopo la mancanza dei tifosi sugli spalti?

Non abbiamo cambiato modo di comunicare, abbiamo cambiato le piattaforme su cui farlo.

La fase più complicata la avevamo già affrontato all’inizio della passata stagione in serie A1 con un grosso intervento di re-brandig immediatamente dopo il mio arrivo al mondo della palla a spicchi; ci eravamo proposti di trasformarci rapidamente in Media company e metterci in grado di prescindere quanto più possibile da quanto avvenisse all’interno del parquet.

Devo dire che siamo stati fortunati e lungimiranti perché senza quella fase propedeutica sarebbe stato difficilissimo uscire indenni da stagioni come quelle macchiate dalla Pandemia. Lo sport è un medium, esattamente come ce ne sono tanti altri, e mettere a disposizione delle aziende partner e sponsor soluzioni taylor made da perfetto ufficio marketing in outsourching proprietari di mezzi di comunicazione propri è stato fondamentale per affrontare questa stagione con una certa serenità.

Sui social, quali sono i post che hanno più engagement?

Senza dubbio quelli che presuppongono il coinvolgimento del target di riferimento. La gente oggi ha bisogno di potersi esprimere, di giudicare, di sentirsi parte di una community che ha il microfono in mano e non destinataria passivi di messaggio autoreferenziali.

Si proclama spesso questa voglia di coinvolgere per poi finire per bannare i messaggi negativi, per non rispondere o per comunicare in maniera fredda e poco empatica.

Noi siamo aperti verso il nostro pubblico sia on line ed off line. Lo scorso anno dopo una infausta trasferta a Brindisi in cui si perse di 32 o 33, decidemmo di indirizzare a chi ci aveva seguito in Puglia una lettera di scuse, regalando loro una maglia e ospitandoli sul parquet prima della gara successiva.

I ragazzi si presentarono davanti ad oltre 3.000 spettatori con un sacco al cui interno c’era una sagoma con raffigurato -33 che regalarono al nostro presidente.

Ecco cosa intendo quando parlo di dialogo bidirezionale e non di monologo.

Il basket in questo senso è assai più avanti rispetto al calcio che vive ancora di un ego smodato della maggior parte dei suoi interpreti.

Ci sono altre attività di digital marketing che attuate?

Viviamo le digital pr a 360 gradi: app, newsletter con spedizione bi-settimanale, tg web settimanale di 4 minuti (‘Rewind’), versione digitale del match program di 32 pagine, comunicazione attraverso media che abbiamo acquistato (come Pistoia sport) e certamente social e sito.

Come gestite la relazione con gli sponsor? Quali sono i servizi che offrite?

Come anticipato sopra viviamo un rapporto molto stretto con ogni singola azienda del nostro bouquet di sponsor.

Non affrontiamo la campagna di sponsorship col listino alla mano, quello lo abbiamo cestinato un anno fa!

Ogni azienda ha una sua campagna mirata al soddisfacimento delle sue esigenze peculiari, e questo è un must per noi convinti come siamo di non cadere nell’equivoco in cui versa lo sport italiano che ancora non ha compreso la differenza tra un ufficio marketing ed una concessionaria di spazi.

Da un anno all’altro abbiamo avuto la conferma da parte del 90% degli sponsor e ne abbiamo acquisiti molti di nuovi. E’ un lavoro massacrante il nostro, ma paga e lo fa nel medio-lungo termine. Se qualcuno mi chiede un minuto sulla barra a led preferisco regalarlo piuttosto che dichiarare che con quello risolverà problemi di awareness o di vendite.

Meglio regalare ciò che le aziende sono abituate a pagare (improvvidamente) e vendere piani marketing personalizzati. Questo lo possiamo fare perché nessuno del mio team ha un passato di sportivo alle spalle e non è nato nello sport marketing, ma invece ha maturato esperienze ‘sul marciapiede’ operando nei più disparati settori merceologici.

Quali sono i tool digitali che utilizzate per fare fan engagement?

Credo di averti già risposto sopra qual e là. Ma aggiungo che non si può pensare di vivere di like o di followers perché sono valori sterili se poi dal mondo virtuale non si fanno uscire numeri reali. La gara a chi ha numeri migliori non ha senso e te lo dice chi, nell’ultimo anno di calcio al Livorno ci piazzammo undicesimi in Europa come crescita sui social.

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Riassunto
Racconti di marketing sportivo: Pistoia Basket
Titolo Articolo
Racconti di marketing sportivo: Pistoia Basket
Descrizione
La strategia di marketing del Pistoia Basket raccontata dal suo responsabile commerciale: l'ascolto dei tifosi è fondamentale.
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Leevia
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