Torna la nostra Monthly marketing recap, con le principali notizie del mese appena passato. La novità che indubbiamente ha fatto più scalpore riguarda ChatGPT. Il Garante della Privacy ha deciso di bloccare il servizio in Italia, poiché ha giudicato il tool poco sicuro in termini di privacy dei dati personali degli utenti. Il provvedimento, valido fino al 30 aprile, potrà essere revocato se l’azienda apporterà tutti i miglioramenti richiesti in materia di sicurezza.
Ad ogni modo, poiché se n’è già parlato ovunque e in tutte le salse, preferiamo non approfondire la questione. Ecco perché abbiamo deciso di dedicare il nostro recap mensile ad alcune novità di rilievo per tutti coloro che si occupano di digital marketing.
Comscore e Spotify diffondono alcuni dati utili per gli advertiser
Se utilizzi Spotify come piattaforma di advertising, devi sapere che Comscore ha di recente diffuso alcuni dati molto interessanti relativi agli utilizzatori del servizio di streaming audio più amato al mondo. Secondo le statistiche, oggi Spotify viene usato dal 42,4% della popolazione digitale totale. Nel 2019, prima della pandemia, questo dato si attestava al 35%, con il risultato di una crescita del 7,4% in soli 3 anni.
La fascia di età che più utilizza il servizio è quella compresa tra i 18 e i 24 anni, seguita a ruota da quella compresa tra i 25 e i 34 anni.
Spotify Wrapped, la campagna virale che da qualche anno ci tiene compagnia durante il mese di dicembre, nel 2022 ha registrato 120 milioni di visitatori unici: un record assoluto che tende a migliorare anno dopo anno.
Ma cosa c’entrano questi dati con l’advertising?
A rispondere a questa domanda è un’altra ricerca condotta da Sonic Science, in collaborazione con la società di ricerca biometrica MindProber e con il Dr. Josh McDermott, che dirige il Laboratory for Computational Audition del MIT.
Lo studio, condotto su un campione di utenti, ha dimostrato che per la maggior parte di loro (il 60%) l’engagement nei confronti di un contenuto, sia esso musica o podcast, è rimasto invariato anche dopo aver ascoltato un’inserzione. Ciò dimostra che il coinvolgimento degli utenti rimane costante anche durante gli annunci audio, portando potenzialmente a una maggior efficacia delle inserzioni Spotify rispetto a quelle presenti su altre piattaforme visive (per esempio i social media).
Sempre nel medesimo studio, il 73% dei partecipanti ha dichiarato di essere aperto ad ascoltare gli annunci pubblicitari se il tono si adatta a ciò che stanno facendo in quel momento e, inoltre, un partecipante su cinque ha riferito di aver cercato un brand o un prodotto online dopo averne sentito parlare in un annuncio Spotify.
Dati molto interessanti, che ci raccontano come stanno cambiando il mondo della pubblicità e quello dell’intrattenimento online: portando di conseguenza a un’evoluzione per tutti coloro che si occupano di advertising.
Altri dati sull’intrattenimento online: i giovani preferiscono gli UGC e i videogames
Un nuovo studio di Deloitte rivela che i giovani della Gen Z amano intrattenersi online con i videogiochi, gli UGC e altri servizi di intrattenimento tradizionale. Questo, inevitabilmente, sta avendo un grande impatto sui servizi a subscription di streaming che stanno registrando grossi cali di abbonati soprattutto nelle fasce d’età più giovani.
I videogiochi online, così come i contenuti dei creators, registrano un apprezzamento maggiore poiché vengono considerati attività in grado di creare connessione sociale e un senso di appartenenza a una community, portando gli utenti a sentirsi profondamente coinvolti. Questo, inevitabilmente, si riflette anche sui consumi e sulla consapevolezza relativa a prodotti e servizi.
La metà dei partecipanti allo studio ha dichiarato che gli UGC li aiuta a scoprire nuovi prodotti o servizi, con il 40% che afferma di sentirsi più propenso all’acquisto dopo aver visto una recensione di un creator. Questo perché online, tra utenti e creator si instaura un rapporto di fiducia e di appartenenza a una community che crede nei medesimi valori.
Il risultato dello studio, in breve, fa capire che gli utenti vogliono il controllo su quello che vedono e su quello che fanno. Il gaming online li aiuta a socializzare, intrattenendosi con attività interattive e piacevoli, e i contenuti dei creators sono gratuiti, nonché “skippabili” quando non piacciono.
Il video streaming e le piattaforme a subscription in generale, invece, non sono né gratuiti e né interattivi, quindi tendono a piacere sempre meno a una generazione che desidera personalizzare al massimo le proprie esperienze.
Google aggiorna i sistemi di attribuzione in Ads e Analytics
Big G presto eliminerà i quattro modelli di attribuzione basati su regole in Google Ads e Google Analytics.
Tale cambiamento deriva dal fatto che questi modelli di attribuzione registrano un tasso di adozione sempre più basso, con meno del 3% delle conversioni in Google Ads che li utilizzano.Così, a partire da maggio per GA4 e da giugno per Google Ads, sarà possibile scegliere solo tra due modelli di attribuzione: “last click” e “data driven”.
L’opzione di attribuzione last clic tiene conto solo dell’ultimo clic dell’utente, come si può evincere dal nome stesso.
L’opzione Data-Driven, accessibile per tutti gli account dallo scorso anno, è sicuramente la più popolare perchè permette di seguire tutta la customer journey dell’utente, dal primo momento di ingaggio fino al last click, ricostruendo la filiera della performance dei diversi canali, restituendo così una panoramica più completa sull’andamento degli annunci