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Il media monitoring è l’arte di raccogliere ma soprattutto analizzare le parole degli utenti del web nei riguardi della tua azienda e dei tuoi servizi. 

Attraverso questa pratica si ascolta il pensiero dei clienti e potenziali tali all’interno delle loro conversazioni online, soprattutto sui social. 

Per farlo servono strumenti capaci di gestire la complessità di questa operazione e dei professionisti adatti alla lettura di questi dati.

Cos’è il media monitoring nella comunicazione e nel marketing

Fare media monitoring significa fare attenzione alle parole, le immagini, i contenuti in genere che vengono utilizzati dalle persone per argomentare un data azienda o servizio.

In un mondo in cui i ruoli tra comunicazioni e marketing si fondono, il media monitoring è un’attività che spetta ai professionisti che fanno parte di realtà con una grossa presenza online.

Per effettuare questa attività si utilizza la Media Intelligence che raccoglie tutti i dati da diverse sorgenti: articoli sul web, testate editoriali, blog, recensioni, social network, e così via.

Semplificando di molto la logica, pensiamo di avere un’azienda di abbigliamento e calzature sportive che si chiama Nikadas e di aver lanciato una linea di scarpe create in modo sostenibile, la Greenfast. Attraverso i tool inserisco le mie due query: Nikadas e Greenfast, mi sarà restituito un elenco con le parole utilizzate per descriverle e comprendere se il tono è di apprezzamento, odio, indifferenza, ironico o altro. Scopriremo che, immaginando, abbiamo ricevuto una brutta recensione in un blog ecologista e che il contenuto è stato ricondiviso mille volte. 

Se il vecchio detto “nel bene o nel male, purché se ne parli” è importante per il tuo business lo lasciamo a tua discrezione, però rimanere in ascolto abbiamo la possibilità di ascoltare cosa dicono gli utenti di noi e di risolvere in modo tempestivo dei problemi reputazionali non indifferenti. 

Come fare media monitoring: gli step essenziali

Per fare media monitoring bisogna avere chiara la strategia e il perché si vuole fare. Quindi il primo passo è individuare il nostro “Why?”. Stabiliamo cosa vogliamo monitorare – il nome del brand, un argomento correlato specifico, i competitor – e poi se è più importante il quanto piuttosto che il quando. 

Sapere il volume quantitativo ci darà indicazioni per comprendere se l’argomento è di nicchia o meno e quali sono gli attori coinvolti. Il volume qualitativo invece è più legato al “sentiment”, ad esempio se il dialogo è positivo o negativo per noi.

Teniamo in considerazione che le query che abbiamo scelto possono avere dei sinonimi o identificate in modo diverso da quello che pensiamo, quindi è meglio fare una ricerca e stendere una lista. Oltre alle parole possiamo monitorare anche gli hashtag, le immagini, lo slang utilizzato dagli utenti.

Il secondo passo riguarda le fonti, dove peschiamo i dati? Il social media listening è l’attività legata a Facebook, Instagram, TikTok, Twitter, YouTube e tutti i social che monitora le discussioni pubbliche sulla query che hai scelto.

I tool per il media monitoring

Ecco un elenco degli strumenti più conosciuti per il media monitoring:

• Sprout Social

• Iconosquare

• Onlypult

• Brand 24

• Hootsuite

• Union Metrics

• BrandWatch

• Google Alert

• Talkwalker

• Fanpage Karma

• Netbase

Ma l’acquisto di una licenza non basta, i dati per quanto precisi e ben impostati devono essere analizzati dalla mente umana che li interpreta in base alla “Why” decisa in precedenza.

Come diventare un professionista

Le aziende molto grandi e strutturate hanno un intero reparto dedicato al media monitoring, con i professionisti di questa tecnica. Ma è molto più frequente che queste abilità devono essere acquisite dal professionista che si occupa della comunicazione e del marketing aziendale.

Per questo le attività di Digital Pr e Media Monitoring sono affiancate e seguono la stessa rotta. Ne avevamo parlato con Enzo Rimedio, in occasione del lancio del suo libro ancora attuale “Digital PR: l’importanza delle persone nelle relazioni pubbliche digitali”.

Le strategie di marketing vengono costruite dopo un’attenta analisi di media monitoring, per cui se quest’ultima fosse sbagliata si rischia di costruire strategie poco efficaci.

Una realtà italiana che permette di formarsi in tal senso è Digital Coach con il corso “Web Reputation & Social Media Monitoring” realizzato per conoscere gli strumenti e fare una corretta analisi.

Approfondimento sul Social media monitoring: cos’è e cosa significa

Il social media monitoring è una branca del media monitoring che prende in esame solo i dati che come fonte hanno i social media. 

Ciò coinvolge i più importanti social come:

  • Instagram
  • Facebook
  • TikTok
  • YouTube
  • Twitch
  • Telegram
  • ecc.

La raccolta dei dati prevede l’analisi non solo dei testi ma anche dei contenuti multimediali come video, foto, immagini e audio. Vista la grandezza di questi ecosistemi sociali si permette di fare un analisi sia quantitativa che qualitativa.

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Riassunto
Cos’è il Media monitoring e come farlo
Titolo Articolo
Cos’è il Media monitoring e come farlo
Descrizione
Il media monitoring è l’arte di raccogliere ma soprattutto analizzare le parole degli utenti del web nei riguardi della tua azienda
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Leevia
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