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Hai presente quegli articoli nei quali il blogger di turno ti promette, con il titolo, di rivelarti la formula del successo online? Esatto, mi riferisco a tutte quelle guide definitive e i consigli per creare una strategia che spacca.

Ecco, sono tutte stupidaggini!

Non esiste la strategia definitiva, quella che funziona sempre, a prescindere dal contesto. Si, il contesto, perché è quello che conta davvero.

La differenza tra Guru e Fuffaro

Quando, nel lontano 2012, ho iniziato ad occuparmi di comunicazione digitale, mi sono rintanato in un angoletto buio a leggere articoli di guru affermati, professionisti stimati con migliaia di follower e una autorevolezza apparentemente meritata e conquistata sul campo.

Dopo qualche settimana, mi sono reso conto che alcuni parlavano del nulla, altri riportavano consigli copiati da blogger stranieri, altri ancora si limitavano a fornire consigli standard, che non servono a nessuno.

Ho fatto la mia cernita, e mi sono ritrovato di fronte uno scenario desolante: centinaia di attori mediocri, tutti convinti di essere Daniel Day-Lewis.

La differenza tra un guru e un fuffaro è da ricercare nei risultati, nei numeri, negli esempi pratici.

Se parli per sentito dire, non hai niente da insegnarmi.
Se, invece, con la tua azione hai prodotto risultati tangibili per il tuo cliente o per il tuo progetto personale, allora ti ascolto e ti rispetto.

Non cercare la strategia one fits all

 

Negli ultimi mesi la mia pagina Facebook è diventata una sorta di calamita per le domande più svariate, e non so perché.

Aspiranti digital cosi che mi chiedono questo e quello, e tutti partono dal presupposto sbagliato, figlio, ahimè, dell’approccio del settore in Italia: si aspettano soluzioni pronte all’uso, valide a prescindere.

Fidati di me, non ha senso chiedere a qualcuno se è meglio usare Facebook o Instagram per un ipotetico cliente, perché una strategia è cucita addosso al brand, non è un vestito one fits all.

Ti faccio un esempio pratico.

Prendiamo un settore che, generalmente, funziona bene sui social, come la moda.

Secondo te, la strategia che utilizza Dolce & Gabbana può funzionare per H&M? E quella utilizzata da Zara, può funzionare per Zalando? E ancora, tra una boutique di alta moda e un negozio economico entrambi presenti nella stessa città?

La risposta, mio caro amico, è un sonoro NO!

Non esiste la strategia valida per tutti, anche se esistono dei punti di contatto tra differenti brand e/o attività commerciali.

Le 5 bugie più diffuse nel digital marketing

Se hai letto più di un articolo DEFINITIVO!!!!1!! di questi presunti guru, avrai sicuramente notato la presenza costante di 5 elementi, che sono in realtà errori palesi che un vero consulente non commetterebbe mai.

Vediamoli insieme.

#1. Promettere risultati sproporzionati

Se stai aprendo un blog aziendale oggi, come potrebbe mai tornarti utile un articolo nel quale ti promettono di ottenere 50k visite organiche al mese in soli 3 mesi di attività?

Non è credibile, ma non è nemmeno utile.

Se ci pensi bene, tutto questo potenziale traffico potrebbe addirittura rivelarsi controproducente, perché tu o il tuo cliente non sareste in grado di gestire tutti i contatti che il blog genererebbe, facendoti/vi fare una figura pessima.

I risultati, così come le strategie, devono essere credibili e adeguati alle esigenze reali del brand.

#2. Applicare dati esteri al panorama italiano

Sono pochissimi i blog di settore che realizzano studi statistici o prospettici, interrogando aziende e operatori del digital marketing.

Di solito, infatti, a supporto delle chiacchiere i guru inseriscono dati e grafici presi in prestito da studi esteri – che va benissimo, a patto che tu le contestualizzi.

Loro, invece, commettono l’errore di applicare queste evidenze al mercato italiano, che è completamente diverso e, sotto molti punti di vista, ancora arretrato.

#3. Non mostrare evidenze concrete

Consigliare al lettore tecniche raffinatissime di digital marketing è facilissimo, soprattutto quando non sono frutto di esperienze dirette e dimostrabili.

Molti blogger, di fatto, non sanno cosa significhi lavorare nel settore, sono dei semplici divulgatori teorici, che non si sono mai sporcati le mani con il lavoro quotidiano.

Come disse il poeta, “si sa che la gente dà buoni consigli se non può dare il cattivo esempio”.

#4. Motivazione a palla, zero concretezza

Il 2017 non è l’anno dei video, è l’anno dei motivatori, quelli che ti dicono che tu sei perfetto così come sei, che devi trovare dentro di te l’essenza e altre stupidaggini simili.

Quando si parla di digital marketing quello che conta è la concretezza, perché con le buone intenzioni non si aumentano i fatturati delle aziende.

#5. Repetita iuvant, ma annoia

Quando sei un professionista affermato in una nicchia verticale, e hai molti follower, sei portato a produrre sempre più contenuti, per cavalcare l’onda e conservare il tuo status.

Purtroppo, però, operando in un settore specifico, e producendo contenuti banali, finisci col ripetere sempre le stesse cose, annoiando a morte chi ti segue con costanza.

Meglio produrre meno contenuti, magari più corposi e tecnici, che riempire pagine e pagine senza nemmeno essere utile.

Come vedi, il mondo del digital marketing è pieno zeppo di fuffaroli che pensano di poterci convincere che esiste la strategia definitiva, che puoi replicare a loop per tutti i tuoi clienti, perché funziona al 100%.

Beh… Ma anche no.


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Ecco perché le strategie di digital marketing non sono replicabili
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Ecco perché le strategie di digital marketing non sono replicabili
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