Dai third party data agli zero party data: il futuro del remarketing | Webinar
- Perché i third party cookies scompariranno?
- Come cambierà l’advertising
- Gli zero party data: cosa sono e vantaggi
Leevia Academy si arricchisce di un nuovo webinar!
Hai mai pensato ad un mondo senza third party cookies e a come la tua strategia di digital marketing potrà sopravvivere in tale scenario? Se la risposta è no, il webinar “Come ottenere alti tassi di conversione senza il remarketing – Le soluzioni al cookieless” può decisamente fare al caso tuo.
A darci delle soluzioni su come prepararci concretamente al 2023, quando Google rinuncerà ufficialmente ai cookies di terze parti, ci pensa Riccardo Barbieri, CEO di Advice Lab, società appartenente ad Advice Group, con all’attivo clienti quali Barilla, Lavazza, Edison, Sorgenia, SNAI e molti altri. Il tutto, ovviamente, con l’ausilio di Antonella Passini, Digital marketing manager di Leevia.
Introduzione al webinar: perché Google dirà addio ai third party cookies
Google ha annunciato da tempo una decisione che cambierà il mondo del remarketing e dell’advertising come lo conosciamo oggi: entro la fine del 2023, Chrome metterà fine all’utilizzo dei third party cookies, ovvero i cookie di terze parti, aggiungendosi alla lista dei browser che già da tempo hanno rinunciato al tracciamento dei dati degli utenti.
Ma perché questa inversione di rotta?
La risposta è molto semplice. Secondo una statistica a cura di Google e Ipsos, il 68% degli utenti è molto scettico sul modo in cui le aziende utilizzano i dati personali ai fini marketing e l’80% risulta preoccupato per il potenziale utilizzo improprio delle informazioni.
Nello stesso studio è però emerso che gli utenti sono favorevoli a lasciare i propri dati in maniera autonoma per:
- Ricevere promozioni quando cercano prodotti / servizi specifici;
- Risparmiare tempo e denaro;
- Intrattenimento e informazione;
- Aggiornamento su argomenti di interesse.
Ed ecco che da qui alla presentazione di uno scenario cookieless, il salto è stato breve. Tanto che, alla fine del 2023, su Chrome non sarà più possibile tracciare gli interessi degli utenti, tramite i cookies di terza parte.
Come cambierà il mondo dei cookies: da quelli di terze parti ai first party data
Che cosa sono i cookies di terze parti lo sanno tutti, ma facciamo un ripassino.
Quando navighiamo su internet, siamo tutti Pollicino. Lasciamo dietro di noi tante piccole “bricioline” che vanno a costruire il nostro profilo utente, delineando interessi, genere e altre informazioni.
Quante volte ti è capitato di fare una ricerca specifica su Google, per poi entrare su Facebook o altri siti web e vedere proposte simili a quelle appena ricercate?
Ecco, questi sono i third party cookies.
Ma non tutti sanno che esistono anche i second party data e i first party data.
Second party data
L’esempio più frequente di second party data è quando un utente effettua la registrazione sul sito web di un determinato brand e autorizza la cessione dei propri dati personali ad un’altra società. In questo caso, la persona che fornisce l’autorizzazione è consapevole della propria azione di cessione e risulta essere d’accordo nel farsi conoscere dall’altra azienda, diventando un lead a tutti gli effetti.
First party data
Discorso diverso è per i first party data. In questo caso parliamo di dati proprietari, quindi di informazioni lasciate dall’utente all’interno del sito web dell’azienda.
Quindi, se una persona visita una determinata pagina prodotto, oppure compie un acquisto o lascia un carrello abbandonato, si tratta di informazioni di prime parti e l’azienda può raccoglierle all’interno del proprio CRM per effettuare comunicazioni personalizzate, in conformità ai consensi rilasciati.
In ogni caso, la caratteristica principale dei dati di prima parte è che sono raccolti direttamente dal Titolare e non presso terzi. L’interessato quindi ha un rapporto diretto con chi tratterà i suoi dati.
Gli zero party data: cosa sono
Con la sparizione dei third party cookies, ruolo sempre più centrale lo svolgeranno gli zero party data.
Di fatto, quando parliamo di informazioni zero party, significa che l’utente rilascia in modo volontario i propri dati personali. Questo può avvenire iscrivendosi alla newsletter aziendale, rispondendo ad un sondaggio, partecipando ad un contest online, scaricando una risorsa gratuita di tipo premium e in decine di altri modi.
I vantaggi degli zero-party data sono notevoli. Innanzitutto, si tratta di dati qualitativi e accurati poiché provengono direttamente dall’utente stesso, inoltre sono rilevanti perché possono indicare all’azienda come questo desidera interagire.
Perché raccogliere dati proprietari
Quella della raccolta autonoma dei dati, è una strategia molto conveniente. Come prima cosa è necessario creare un lead magnet a seguito del quale gli utenti in target possano rilasciare le proprie informazioni personali. Sulla base di questi, poi, è possibile creare delle liste di pubblici personalizzati sui quali fare retargeting, sfruttando anche l’opzione Lookalike disponibile oramai su tutte le piattaforme di advertising.
In conclusione
A partire dalla fine del 2023, il mondo della pubblicità online subirà un’ulteriore svolta ed è necessario non farsi cogliere impreparati, lavorando sin da ora sugli zero-party data che saranno letteralmente il futuro della comunicazione digitale.