Luca Barboni e Federico Simonetti pubblicano con Flaccovio il primo manuale in italiano sul Growth Hacking
«La metà dei soldi che spendo in pubblicità sono sprecati. Il problema è che non so quale sia».
Comincia con questa frase di John Wanamaker il primo manuale italiano sul Growth Hacking, scritto a quattro mani da Luca Barboni e Federico Simonetti.
Il titolo è evocativo: Growth Hacking, fai crescere la tua impresa online.
Un libro davvero utile e pieno di spunti interessanti, non solo per chi ha fondato o lavora per una startup, ma più in generale per chiunque si occupi di marketing e di business.
Barboni e Simonetti, con il contributo di Matteo Pogliani, Raffaele Gaito, Bernardo Mannelli, Claudio Marchetti e Federico Pacilli, tracciano un disegno chiaro e definito del Growth Hacking e il metodo Lean, analizzando quello che i big americani come Facebook, AirBnB, LinkedIn (e altre ex-startup) hanno fatto per arrivare al successo.
Cosa significa Growth Hacking?
Growth significa crescita, l’obiettivo di ogni azienda e di ogni marketer.
Hacking rappresenta, più che l’accezione negativa a cui associamo questo termine, la capacità di applicare un pensiero laterale alle strategie di crescita, ovvero di uscire dagli schemi e affrontare i problemi con soluzioni innovative.
La definizione offerta dal libro è quindi questa:
“Il growth hacking è un processo di sperimentazione veloce su tutti i canali, di marketing e di prodotto, il cui scopo è la ricerca del modo più efficace di far crescere un business”.
Un Growth Hacker, quindi, applica metodi “scientifici” di crescita, puntando al raggiungimento dell’obiettivo attraverso strategie innovative e non per forza convenzionali.
Questo modello è particolarmente adatto alle startup, che per definizione sono alla ricerca di modelli di business quanto più possibile scalabili e ripetibili, ma in realtà può essere utilizzato quasi per qualsiasi azienda.
Come si definisce un Growth Hacker?
Usiamo le parole del libro, che descrive le caratteristiche fondamentali di un Growth Hacker:
- Attenzione ossessiva per le metriche e la misurazione dei risultati;
- Considerazione del prodotto come canale di marketing;
- Sperimentazione continua di nuove strategie e canali per misurare l’efficacia del funnel;
- Competenze trasversali per racchiudere questi aspetti in una sola figura.
Insomma, un “ibrido tra un marketer e un programmatore”.
Ma non è sufficiente. Come ci insegna qualsiasi manuale di marketing, infatti, tutto parte dal prodotto. Partendo proprio dalle startup americane più famose, quindi, gli autori delineano quali sono i punti di similitudine che ne hanno definito il successo o il fallimento.
Nell’ultimo capitolo il libro fornisce anche una serie di informazioni preziose su come impostare un processo di growth hacking per diventare “un unicorno”. Dal brainstorming agli A/B test, fino agli strumenti più utili per rendere operative e funzionali le strategie.
Insomma, un libro davvero ricco di informazioni utili, che vi consigliamo caldamente di leggere.
Potete acquistarlo qui.
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