L’iniziativa #ContestLegali continua e un nuovo Ambassador ha diffuso sui suoi canali Instagram il concetto di legalità e trasparenza parlando di come riconoscere i contest illegali e come mettersi in regola nel caso ne volessi organizzare uno.
Parliamo di Federico Capuano, fondatore di Colpi di penna, un bravissimo copywriter con cui abbiamo avuto il piacere di scambiarci due parole e specialmente ci ha riposto con molta pazienza a domande scomode sul mondo del copy.
Sei anche tu un copywriter? Troverai molto interessante questa intervista e ti consigliamo di leggere sul suo blog l’articolo sui 10 siti per trovare lavoro da copywriter.
1. Trovi che ci siano differenze per il copy della descrizione di un
post su Facebook, Instagram e LinkedIn?
Si, esistono delle differenze e dipendono principalmente dalle caratteristiche dei social per cui si va a realizzare il copy. Se prendiamo ad esempio Instagram e Linkedin ci accorgiamo che sono social molto diversi tra loro.
Il primo è un social che sfrutta moltissimo il fattore visivo e, di conseguenza, dei copy eccessivamente lunghi ed elaborati rischiano di non essere letti (c’è chi lo fa ma non sempre funziona). Ha molto più senso realizzare il copy direttamente “dentro” l’immagine, con caroselli a scorrimento e altre soluzioni.
LinkedIn, al contrario, è un social professionale. I copy lunghi qui sono all’ordine del giorno e, anzi, sono considerati contenuti di valore in quanto, un contenuto più lungo ed elaborato, contiene sicuramente informazioni più specifiche circa l’argomento di cui si sta parlando (non è raro leggere post su condizioni di lavoro, recruitment o skill per specifiche professioni).
Quest’ultimo, LinkedIn, da addirittura la possibilità di realizzare dei veri e propri articoli con un editor integrato. Si capisce quindi quanta importanza sia data al valore del contenuto e, di conseguenza, del copy.
Facebook è, al momento, una sorta di ibrido tra i due. Il principio su cui basarsi è che, mentre su LinkedIn le persone sono più disposte a passare il loro tempo leggendo contenuti di valore, su Facebook e Instagram ci vanno principalmente per svagarsi. Di conseguenza un contenuto deve essere realmente coinvolgente per interrompere il loro “scrollare”
2. Ci sono dei copywriter che hanno difficoltà con le descrizioni di
prodotti molto simili in un ecommerce. Hai qualche consiglio da dare?
Le descrizioni per ecommerce sono, molto probabilmente, uno dei compiti più ardui per i copywriter più creativi. Soprattutto quando si tratta di negozi online con migliaia di prodotti molto simili tra loro, può essere un vero calvario trovare le parole giuste per descrivere ognuno.
Il consiglio principale in tal senso è quello di focalizzarsi sulla caratteristica che distingue quel singolo prodotto rispetto agli altri. Pur essendo molto simili tra loro, i vari prodotti differiscono sempre per un dettaglio o una funzione (il colore, la forma, le dimensioni ecc.)
Per rispondere in maniera più accurata voglio portarti un esempio pratico. Di recente ho realizzato le descrizioni per un ecommerce di arredamento con oltre 2000 prodotti. Come puoi immaginare, tra le varie scrivanie, letti e divani, c’erano prodotti che si somigliavano molto tra loro. Quello che ho fatto, per non ripetermi utilizzando sempre le stesse parole, è stato sfruttare quella singola caratteristica che differiva e contestualizzarla.
Così un “colore azzurrino” diventava perfetto per “ambienti chiari” e una “scrivania angolare” l’ideale per sfruttare spazi altrimenti inutilizzati. Con un po’ di fantasia è possibile contestualizzare e rendere unico ogni prodotto.
3. Il copywriting editoriale deve sempre essere preceduto da una
ricerca di keyword?
Tendenzialmente si, anche se molto dipende dalla propria strategia. Una ricerca keyword è fondamentale per stilare un piano editoriale SEO oriented che permetta all’azienda di posizionarsi online. Se non ci si posiziona per le parole chiave che riguardano il proprio settore, la propria presenza online è praticamente nulla.
Conosco però anche delle realtà che lavorano principalmente via social, e questo cambia molto la propria strategia. In quel caso conta molto di più realizzare dei contenuti che siano “succosi” e che spingano le persone a condividerli.
Non sempre i contenuti SEO rispecchiano queste caratteristiche e quasi
mai un contenuto succoso per i social e anche ottimizzato dal punto di
vista SEO.
Voglio fare un esempio per chiarire meglio questo concetto. Prendiamo
uno studio dentistico e un contenuto sulle carie. Un articolo puramente per i social potrebbe essere: “I cibi che aumentano il rischio di carie. Ecco la lista completa“. Un contenuto SEO oriented, invece, potrebbe essere: “Carie: cosa sono, come riconoscerle e come evitarle”.
Approfondisci con come fare SEO spiegato da Elisa Contessotto (SEOZoom)
Il primo è un contenuto che si fa leggere, facilmente condivisibile e in grado di interrompere il lettore da ciò che sta facendo, per sapere se ha mai mangiato qualcuno di quei cibi dannosi. Il secondo, invece, risponde all’intento di ricerca di chi vuole informazioni sulle carie, ed è già su Google per cercarle. In linea di massima, comunque, consiglierei sempre di eseguire una ricerca keyword preliminare, e di assumere un bravo copywriter che realizzi contenuti di qualità, ben posizionati e semplici da trovare per i propri clienti.
4. Email marketing e copywriting: quali sono le tecniche che secondo te
sono più efficaci per la stesura di un email commerciale?
L’email marketing è un canale che sta assistendo a una rinascita importantissima, grazie anche a chi ha promosso un copy leggermente differente rispetto al passato. Ad oggi, per essere letti e per convertire tramite le email, è importante dare un motivo VALIDO alle persone per leggere. Ci sarebbe da parlarne per ore ma voglio consigliare qualche tecnica al volo a chi ci legge.
Inizierei dall’oggetto della mail che deve creare curiosità e valore. Deve far percepire che all’interno della mail c’è un contenuto da non perdersi assolutamente.
L’oggetto è da considerarsi come una vera e propria Headline e, di conseguenza, è bene perderci anche molto tempo per scriverlo.
Per quanto riguarda la mail vera e propria, personalmente consiglio sempre di utilizzare uno storytelling che coinvolga il lettore. Le mail al giorno d’oggi sono dei veri e propri racconti che mostrano all’utente le ultime novità, lo tengono aggiornato sull’azienda e, soprattutto, gli forniscono dei contenuti che possono essergli realmente utili.
Solo dopo aver dato tanto valore gratuito, e aver fatto comprendere al lettore che siamo un’autorità in quel settore, si può pensare a vendere e convertire.
In più, nel momento in cui c’è da vendere (fase sempre scomoda) è fondamentale partire dal problema, dalle preoccupazioni e dagli ostacoli del proprio target. Essendoci affermati come autorità del settore, abbiamo maggiori possibilità di fornire la soluzione giusta al problema di chi ci legge e, di conseguenza, è molto più probabile che l’utente acquisti da noi. Questo ci fornirà un vantaggio importante rispetto a un concorrente che, magari, è partito in quinta con una mail puramente commerciale.
5. Qual è la correlazione tra neuromarketing, sales e copywriting?
Un copywriting orientato alla conversione, e alla vendita, si basa tantissimo su principi di neuromarketing. Un buon copy sa benissimo che, per convertire, deve essere in grado di comprendere le paure, i desideri, gli obiettivi, i sogni e gli ostacoli del proprio target.
Se non riesco a comprendere quali siano i pregiudizi del mio lettore, quali siano i fattori che possono in qualche modo ostacolare l’acquisto, difficilmente riuscirò a realizzare un contenuto che sia realmente efficace.
A tal proposito ribadisco sempre che lo studio del target è la primissima operazione da fare per poter scrivere dei contenuti (landing, email, post) che siano in grado di attirare l’attenzione del lettore e di farlo entrare in sintonia con il brand e l’azienda.
Bisogna capire quali sono le paure del lettore, qual è il suo ecosistema, l’ambiente in cui si muove abitualmente e, soprattutto, cosa potrebbe impedirgli di acquistare il prodotto/servizio.
Soprattutto in settori più delicati, nei quali c’è magari una maggiore vergogna o un pregiudizio più marcato, far capire a chi ci legge che
“hey io ti capisco, so cosa vuol dire” è fondamentale per convertire.
Che ne pensi delle risposte di Federico? Sei d’accordo con le sue idee? Puoi fare le tue domande anche sul nostro gruppo Facebook di Leevia Academy