Mark Zuckerberg decide di svolgere la sessione della riunione tra i dipendenti Q&A in diretta streaming. Cos’è successo dopo The Verge?
Cosa succede quando durante una riunione qualcuno registra tutto, manda l’audio alla stampa che la trascrive e lo pubblica online?
è quello che è successo a Mark Zuckerberg, quando un suo dipendente ha deciso di mandare un Q&A interno alla testata The Verge a luglio. Durante il meeting Mark ha parlato con toni molto duri della senatrice Elizabeth Warren, candidata per le primarie del Partito Democratico in vista delle prossime elezioni.
Cosa avrà mai detto di così terribile da tirare a se le attenzioni di tutti? Zuckerberg è pronto a combattere e “go to the mat” (cit) per Facebook se la senatrice dovesse diventare presidente e provare a rompere con il colosso dei social. In realtà nelle dichiarazioni successive al fatto ha tenuto a precisare che non vuole inasprire i toni e che non è d’accordo solo con una specifica proposta politica.
Q&A in Live Streaming: di cosa ha discusso Zuckerberg?
Ma andando oltre alle dichiarazioni pubbliche ufficiali, la vera mossa che nessuno si aspettava è stata quella di trasmettere in diretta la consueta sessione Q&A, lasciando tutti senza parole. Quello che il CEO di Facebook vuole trasmettere da sempre è la trasparenza per generare la fiducia degli utenti, cosa che ha ribadito nella live e ha spinto i vari manager a fargli qualsiasi tipo di domanda, come ad esempio qual è il suo pensiero sui miliardari a cui ha risposto che “nessuno merita di avere così tanti soldi” e i complottisti già pensano al declino di Facebook.
Ha parlato anche della realtà virtuale aumentata e della feature per i servizi di messaggistica crittografata, sempre in risposta a un’altra critica mossa da parte delle forze dell’ordine che hanno il timore che ciò porterà all’aumento della circolazione di contenuti illegali, come quelli pedopornografici. Su questa questione il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha inviato una lettera formale per chiedere a Facebook di interrompere la creazione di servizi di messaggistica unificati e crittografati.
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Piccola riflessione sull’intrusione (o aiuto) dei Social allo stato
Tesi complottistiche o meno è evidente che le decisioni prese dai Social possono influire su un intero stato, sull’operatività delle aziende, sulle forze dell’ordine.
Facebook ha deciso in autonomia di penalizzare chi parla di diete dimagranti, ne abbiamo parlato in precedenza in un nostro recap settimanale, prova a dare assistenza a chi sta pensando al suicidio, crea una rete di notifica durante le catastrofi naturali, ecc. Insomma nel bene e nel male fa azioni che pesano ad ogni livello sociale, dallo stato agli utenti. Per questo i politici non riescono a stare in silenzio, quando le aziende dei social network non sono con te… sono contro di te e non possono permetterselo. Potrebbero perdere autorevolezza e la fiducia dell’elettorato. Dall’altra parte forse si gioca troppo a fare le veci dello Stato, ma le leggi valgono anche per le piattaforme social per cui al momento siamo in una linea storica in cui gli equilibri sembrano sul filo del rasoio.
Dopo i problemi legati alla pubblicità sui social durante le elezioni, e altre mille accuse, per Facebook è fondamentale avere una comunicazione rassicurante. L’immagine di Facebook e Instagram deve essere quella di un ambiente sicuro, in cui i dati non vengono sparsi a terzi per fini poco nobili. La scelta di fare un Q&A in live streaming da Mark Zuckerberg quindi è stato un modo di poter accentrare gli occhi su di se e mostrarsi al mondo puri e senza scheletri nell’armadio.