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Quattro chiacchiere con Riccardo Esposito, il blogger più seguito da chi si approccia al mondo della scrittura per il web

Oggi abbiamo fatto una chiacchierata con Riccardo Esposito, blogger molto seguito da chi si approccia alla scrittura sul web e anche da chi è più esperto. Riccardo Esposito è un po’ come il Salvatore Aranzulla del blogging: qualsiasi dubbio tu abbia sulla scrittura, sul suo sito troverai la risposta corretta.

 

Chi è Riccardo Esposito nella sua vita personale e professionale?

«Sono uno che vuole scrivere, molto semplice. Per questo vita professionale e personale coincidono: punto sempre verso questo obiettivo, e oggi lo posso fare. Addirittura mi pagano per farlo. Questo fa di me una persona felice. Detto questo, ci sono altri dettagli da conoscere? Mi divido tra Capri e Napoli, faccio formazione in giro per l’Italia, lavoro spesso in spiaggia come vuole la tradizione freelance».

Quale percorso formativo è necessario seguire per iniziare a scrivere per il web?

«In primo luogo devi aprire un blog. Questo è il punto di partenza perché ti permette di imparare tanto lavorando sulla pratica, sulla creatività, sul lavoro concreto e non pressato dagli impegni del lavoro. Poi devi lavorare su fronti differenti: devi conoscere le basi della buona scrittura, devi gestire al meglio grammatica e sintassi, ma al tempo stesso devi conoscere le regole del web.

Spesso si parla di SEO Copywriting, di scrittura pensata per i motori di ricerca. Esiste? In realtà ci sono una serie di regole da rispettare per rendere il contenuto più appetibile ai motori di ricerca, ma spesso questi passaggi si sovrappongono con le necessità del pubblico. Detto in altre parole, devi imparare a scrivere bene e accontentare due entità (pubblico e Google) che spesso hanno le stesse necessità.

Per fare tutto questo devi seguire corsi? Certo, ce ne sono molti online e offline. Ma vuoi un consiglio? Contatta un professionista, pagalo e acquista una consulenza specifica: spesso è il modo migliore per acquisire delle competenze preziose».

Quali sono i professionisti ai quali ti sei ispirato?

«Sono legato alla vecchia scuola: per me il punto di riferimento è stato Davide Tagliaerbe Pozzi. Ho iniziato a scrivere leggendo il suo blog, e ancora oggi è una personalità di riferimento. Come attitudine ho preso come riferimento Seth Godin, ma ho anche dei riferimenti classici che mi aiutano a scrivere bene online. I vari Hemingway, Kerouac e Bukowski, senza dimenticare Italo Calvino, sono sempre nel mio cuore quando metto le mani sulla tastiera. Questo è un consiglio che do a tutti: se vuoi scrivere bene devi leggere tanto e bene, non solo i manuali e i libri tecnici».

Il web writer è una professione riconosciuta dalle aziende o si preferisce ancora il fai da te?

«Una via di mezzo. Ci sono molte aziende che capiscono l’importanza della buona scrittura online, magari di un’azione di blogging o di web copywriting per il sito web. Senza dimenticare le landing page e le newsletter. Poi c’è un’ampia fetta che continua a lavorare alla cieca: voglio guadagnare, facciamo advertising. E dove mandi le persone? Su una pagina scritta male?

Molti vedono la scrittura come un’attività da svolgere a casa, in proprio, in azienda. La fortuna è questa: Google darà sempre più risalto ai contenuti di qualità, le persone saranno sempre attratte dalle pagine web ben scritte, superiori, organizzate e arricchite con informazioni utili. Per questo il lavoro del web writer sarà sempre più importante. O almeno questi sono i segnali per ora».

Come un’azienda può distinguere un bravo web writer da uno con competenze nulle?

«Ci potrebbero essere mille parametri da considerare, come la già citata grammatica, ma io punto su un aspetto chiave: la capacità del web writer di calarsi nei panni del target, dell’utente che dovrebbe leggere il contenuto per recuperare le informazioni necessarie per raggiungere l’obiettivo. Spesso la scrittura online diventa esercizio di stile, sfogo personale, attività individuale che mette in risalto le idee e le convenzioni di chi scrive.

Sbagliato, tu non scrivi per te stesso, ma per le persone che vogliono qualcosa da te. Ecco perché il web writing è connesso con il mondo della SEO: devi essere in grado di studiare le query che le persone digitano su Google, al tempo stesso devi studiare le community e i forum per indagare i desideri, i dubbi, le necessità del target. Proprio come suggerisco nel libro Etno Blogging».

Secondo te esistono degli strumenti efficaci per fare questo tipo di distinzione?

«La formazione. L’azienda può capire il valore di un web writer solo se conosce il mondo nel quale opera e si muove. Altrimenti si limita a una valutazione di base del testo: è scritto bene, rispetta le regole della sintassi. Ma funziona? È leggibile? Ha una buona ottimizzazione SEO? Devi conoscere questi parametri per valutare un lavoro».

Saper scrivere non è sufficiente per iniziare la carriera di web writer. Quali sono le competenze collaterali da possedere per scrivere sul web?

«Io ragiono in questo modo: quando inizi devi puntare a una formazione generale, devi conoscere i confini generali del web marketing. Poi devi specializzarti, quindi devi studiare tutto ciò che riguarda il tuo mondo. Infine devi puntare alle materie limitrofe che, in qualche modo, influenzano il mondo nel quale operi. Nel caso del web writing parlo di SEO, social media marketing, web design, user experience e grafica.

Il testo che scrivi deve essere trovato sui motori di ricerca, deve avere una buona immagine, deve ospitare un bottone con call to action, deve essere condiviso sui social. E deve essere leggibile, facile da fruire e da digerire. Basta saper scrivere per sintetizzare questi punti? Non credo».

Su My Social Web spesso pubblichi un post al giorno. Come trovi idee per scrivere articoli sempre nuovi ed utili per i tuoi lettori?

«Mi limito a descrivere tutto ciò che succede intorno a me. Lavoro in questo settore con diversi clienti, ogni giorno nascono e si risolvono problemi di diversa natura. Quindi mi basta racchiudere in un post tutto ciò che succede. Poi, ovviamente, ho un piano editoriale che sintetizza le query utili per soddisfare le necessità del mio pubblico, e quindi dei miei potenziali clienti. Gli strumenti che uso per ottenere buone informazioni: Ubersuggest, Semrush, Answer The Public e Keyword Planner. Sintetizzo tutto su una buona mappa mentale e scrivo dall’alba al tramonto».

Quanto tempo dedichi alla ricerca ed all’approfondimento per la scrittura per nicchie?

«Molto. Questo è un punto essenziale perché le nicchie sono difficili da affrontare. Spesso i tool SEO non restituiscono informazioni utili quindi devi mettere in campo un lavoro etnografico: devi individuare il luogo in cui si ritrova il gruppo di riferimento e iniziare un’osservazione continua e puntuale. Magari partecipando in prima persona. Per fare tutto questo ci vuole tempo».


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