Instagram visto con gli occhi di Style1, ovvero Andrea Antoni, le cui fotografie Pantone hanno fatto il giro di tutto il mondo
Oggi abbiamo deciso di intervistare Andrea Antoni, grafico freelance, graffiti-writer e street-artist. Forse nome e cognome ti diranno poco, ma se ti diciamo Style1 cosa ti viene in mente?
Ti diamo un piccolo aiutino: è famoso in tutto il mondo per le sue foto Pantone, blogger e autore del libro “Trova la tua identità su Instagram e condividi foto uniche”, abbiamo deciso di carpire il suo segreto per comprendere come si costruisce una perfetta strategia di Instagram marketing. Sei pronto a scoprire come iniziare su Instagram?
Era il 2011 quando hai iniziato con Instagram ma, hai iniziato ad ottenere un engagement rate decisamente alto, solo nel maggio 2014. Cosa è cambiato da quel momento in poi?
«Mi fido circa la data. Non ho uno storico così preciso a mente, ma direi che combacia con il momento in cui Instagram mi inserì per la prima volta tra i Suggested. I suggeriti da Instagram erano una categoria da molti ambitissima che oggi non esiste più, dove ogni due settimane venivano inseriti alcuni utenti con un feed particolarmente espressivo, ottenendo così una quantità di follower smisurata “senza fare nulla”.
Oltre a questo, per un periodo sono entrato a far parte di una community e, sappiamo benissimo, che il punto di forza è quello di fare gruppo e mettere insieme utenti attivi che si lasciano like e commenti tra loro, spesso più per ottenerli in cambio che per una questione di stima reale. Questo succede in tutte le piattaforme social, ma viene portato poco alla luce del sole perché è meglio far credere che siano like spontanei che di scambio».
Sei famoso in tutto il mondo per le tue foto paesaggistiche con la mazzetta Pantone. L’idea è stata tua oppure è nata da una richiesta di collaborazione da parte del brand?
«In molti pensano sia una collaborazione: questo nasce dal fatto che l’approccio ai social è malato. Le persone vogliono diventare famose sui social per avere bonus dai brand, solitamente in oggetti oppure, quando va bene, somme di denaro. Personalmente di ottenere collaborazioni mi interessa poco e ne rifiuto spesso, a meno che non siano pagate bene. Il mio approccio ai social e ad internet, da 20 anni è sempre il medesimo: io faccio cose e voglio farle vedere agli altri. Ho affinato la tecnica, spesso realizzo immagini virate al gusto degli utenti, ma è tutto indirizzato al fatto che le persone mi conoscano come grafico e graffiti-writer.
Principalmente, quindi, ho sempre mirato ad ottenere visibilità per attirare clienti. Quello che ne deriva in più va bene ma non è il fine principale. Il progetto #STAILtone è nato a caso, l’ho portato avanti per lungo tempo senza che quasi nessuno se lo filasse, poi di colpo c’è stata l’esplosione; fino al giorno prima nessuno ipotizzava fosse una collaborazione, poi lo hanno pensato tutti».
Quando hai iniziato con le foto Pantone, lo hai fatto con una strategia ben precisa oppure non immaginavi lontanamente il successo che avresti ottenuto?
«Io punto continuamente a fare bene le poche cose che faccio. Che sia grafica, che siano graffiti, che sia Instagram, io punto sempre in alto. So che suona male, ma secondo me “l’importante è partecipare” è un discorso abbastanza da perdenti, anche se questo non significa che io vinca sempre, anzi.
Personalmente, per quanto faccia un sacco di attività, di base sono uno svogliato e scazzato cronico. Fare qualcosa mi costa fatica, quindi, quando la faccio cerco di portarla ai massimi livelli possibili.
Anyway, quando scattai la prima foto #STAILtone, fu un caso assoluto, ma era una soluzione carina perché metteva assieme i posti che visitavo, i graffiti che dipingevo, le cose che mi piacevano della vita, assieme al mio lavoro di grafico. Era un buon modo per riassumere la mia persona in uno scatto. Così continuai a farne delle altre, prima con cadenze casuali, poi regolari (una ogni tre) e poi a pubblicare solo quelle sull’onda del successo avuto».
Come si diventa un vero Instagrammer e quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere lo scatto perfetto?
«Immagino di essere un Instagrammer, anche se non mi piace definirmi tale, anche perché di base non mi piacciono le etichette in quanto portano limiti: mi piace pensare di essere semplicemente una persona.
Lo scatto perfetto in assoluto non esiste, esistono scatti adatti al pubblico che ci si vuole creare in base a quello che si vuole proporre, e non è assolutamente banale arrivare a capire quale possa essere. Poi è chiaro che ci siano dei filoni ben lanciati che si possono seguire: si otterranno degli ottimi risultati in termini di apprezzamenti e follower ma non si sarà niente altro che l’ennesimo utente che pubblica le medesime immagini.
Per il resto non credo sia nulla di difficile, bisogna semplicemente utilizzare la piattaforma, imparare a fare dei buoni scatti e leggere i numerosi post presenti su internet circa applicazioni utili, buone prassi, hashtag creativi e tutti i trick di questo tipo… E, cosa non da poco, avere tantissima pazienza e costanza».
Parliamo di hashtag: nelle tue foto non ne hai mai utilizzati molti ma, nonostante ciò, sei arrivato ad oltrepassare i 65 mila follower. Come sei riuscito ad ottenere una reach così ampia?
«Come dicevo prima, sono stato inserito due volte nei suggested di Instagram e, tra maggio e luglio 2017, sono stato pubblicato dalle testate di mezzo mondo.
Con il fatto che ne hanno parlato in quasi tutto il mondo, potrei dire di aver aggirato il famoso, odiatissimo, algoritmo Instagram che tende a ridurre la visibilità dei post.
Attualmente ho un Excel con una rassegna stampa composta da più di duecento siti differenti (dai quali sono esclusi blog secondari e aggregatori) che parlano del progetto. Sicuramente è stata questa esposizione globale che ha incrementato molto i miei numeri: sono passato da 41 mila a 65 mila followers e da 500-800 like a 2000-3500 a scatto. Le mie stories sono seguite mediamente da 2500 persone, con picchi di 4mila».
Parliamo di profili ispirazionali: quali sono quelli che segui costantemente e perché?
«@celestalis perché è un amico di vecchia data che pubblica foto sognanti di Venezia.
@benedettodemaio perché è blu, è creativo, non è mai banale e si vede che ha un pensiero forte anche dietro allo scatto che può apparire più semplice.
@virgola_ perché ha trasformato un progetto Instagram, nato quasi per caso, in una professione.
@bernulia perchè realizza illustrazioni con il caffè, composizioni con le piante e si propone con semplicità ma realizzando creazioni devastanti ad ogni condivisione».
A tuo parere, quali sono gli elementi che compongono una perfetta strategia Instagram?
«Ci sono due strade che si possono percorrere: la retta via e il lato oscuro.
Il lato oscuro significa comprare like, utilizzare bot, fare parte di gruppi di scambio e tutte quelle pratiche che Instagram, in teoria, ritiene illegali ma che alla fin fine lascia perpetrare. Sono sbagliate? Eticamente si, in pratica vedo un sacco di persone portarle avanti ed ottenere risultati, quindi bravi.
Per quanto mi riguarda, quello che insegno sempre come via corretta, è quella di avere un giusto mix tra un progetto estremamente concreto e riconoscibile, che aiuti a raggiungere un pubblico ben specifico, e che ti renda unico e valevole di essere seguito.
Lo stesso progetto sarà da portare avanti con coerenza, senza scossoni a livello di contenuti e con grande costanza nel tempo, che significa avere delle pubblicazioni fisse durante la settimana e portarle avatni per molto tempo con il fine di creare un interesse attorno a sé.
Prova a pensare che nel mio caso, ci sono voluti praticamente tre anni prima che si accorgessero del progetto #STAILtone: spero che gli altri siano più bravi e riescano ad ottenere qualcosa con tempistiche minori».
Oltre alle mille cose che fai, sappiamo che ti occupi di tenere corsi di formazione sia ad aziende che durante eventi dedicati alla creatività. Quali saranno le tue prossime tappe formative?
«Escludendo alcuni corsi Instagram in partenza nella regione in cui vivo (Friuli-Venezia Giulia), il 29 settembre sarò a Reggio Emilia, ed il 18 ottobre a Milano, a parlare del progetto #STAILtone in occasione dei Creativity Day.
Sono veramente felice di questa cosa perché, in questi anni, ho avuto spesso modo di parlare di Instagram declinato in tutte le maniere e in occasione di eventi più svariati, ma mai ad un evento spiccatamente creativo e mai in modo così auto-referenziale.
Sarà un’esperienza diversa, credo divertente e spero per tutti piacevole».
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