Le relazioni pubbliche nell’era digitale? Secondo il libro “Digital PR” di Enzo Rimedio il focus è sulle persone
Il termine Public Relations fa capolino in ambito marketing e comunicazione all’inizio del XX secolo. Nonostante da allora siano cambiati i mezzi tecnologici a disposizione delle aziende, il concetto di base resta immutato: c’è la necessità di creare relazioni reciprocamente vantaggiose tra le organizzazioni ed il loro pubblico.
L’avvento dei nuovi media digitali, in particolare dei social network, ha portato un allargamento del tipo di pubblico con il quale ci si deve relazionare ai fini di business e questo implica la necessità di adottare nuove strategie di approccio.
La chiave delle nuove PR sei tu! Sei tu in quanto persona.
Così si apre il volume Digital PR di Enzo Rimedio. Il manuale, edito da Dario Flaccovio Editore, ribadisce più volte l’importanza delle persone all’interno del processo di comunicazione digitale, andando a toccare gli aspetti più svariati: dall’ascolto delle informazioni all’analisi dei dati, passando dai canali da utilizzare per una corretta strategia di Digital PR.
Ad oggi, le relazioni digitali passano attraverso soggetti influenti come blogger, social influencer e ambassador, ma non solo: ogni utente può essere, a suo modo, un microinfluencer e condividere un acquisto, un prodotto o un servizio di un’azienda. I social media hanno sviluppato il concetto di potere editoriale diffuso e, se da un lato gli utenti sono sempre online, anche chi si occupa di Digital PR dovrà esserlo, per riuscire a monitorare le conversazioni a fine predittivo e reattivo.
La democratizzazione e la disintermediazione digitale
Overdrive Interactive, digital agency di Boston, ogni anno si occupa di mappare i social media esistenti al mondo e, secondo la loro ultima ricerca, ne esistono oltre 200: un numero vastissimo rispetto a quelli che quotidianamente utilizziamo. I social network sono un luogo di condivisione ed aggregazione e hanno il potere di mettere in relazione le persone secondo i loro interessi, permettendo loro di comunicare in maniera smart, ovunque essi si trovino.
I social media sono il terreno più fertile per chi vuole fare Digital PR perché permettono di entrare in comunicazione con chiunque, in base al monitoraggio delle conversazioni. Su questa tipologia di piattaforme, ognuno di noi può conversare e relazionarsi con gli altri, nonché condividere foto, video o articoli potenzialmente interessanti per la propria rete.
Ovviamente, come in tutte le cose, anche i social media hanno un lato oscuro ed è formato dai cosiddetti haters e troll. Occuparsi in maniera professionale di Digital PR significa mettere in preventivo l’ipotesi di potersi scontrare con persone in qualche modo scontente di un prodotto o servizio, oppure incontrare personaggi “giocosi” che si divertono a trollare una determinata azienda con considerazioni fuori tema. In entrambi i casi è buona pratica non cancellare le tracce sul web ma cercare di spegnere il focolaio con un corretto piano di community management.
Secondo l’autore del volume, inoltre, un buon Digital PR deve essere informato anche sulle dinamiche dell’Internet of Things (Internet delle cose), sulla corretta gestione di fake news e sull’utilizzo degli User Generated Content scovati attraverso il monitoraggio delle conversazioni.
Le Digital PR e i contest online
Sempre più aziende, a fronte delle condivisioni spontanee da parte degli utenti, hanno compreso la necessità di interfacciarsi con loro per ottenere contenuti utili alla propria strategia di comunicazione. La tecnica più utilizzata per ottenere questo risultato è la creazione di contest online, facendo così leva sul desiderio di appartenenza ad una community ed offrendo agli utenti un premio in cambio. I concorsi a premi vengono utilizzati per diverse finalità, compresa quella di lanciare nuovi prodotti e servizi, creando così una campagna di comunicazione che coinvolge gli utenti stessi.
Ovviamente questo non significa l’abbandono di una strategia professionale (shooting fotografici, campagne ad hoc e così via) ma vuol dire far operare sinergicamente una campagna tradizionale con una digitale in cui i protagonisti sono proprio gli utenti. I partecipanti potranno sfruttare ogni media possibile per raccontare la loro esperienza, utilizzando format testuali, foto o video, a seconda della richiesta dell’azienda.
Citando Enzo Rimedio:
Gli elementi interessanti nel coinvolgere gli utenti in contest o attività similari sono: da una parte quello di averli coinvolti nel lancio del prodotto e suscitato interesse ad un possibile primo acquisto, dall’altra quello di indurli a continuare a produrre contenuti in autonomia, anche dopo il contest, attività molto importante per mantenere la brand awareness nel tempo.
Ascolto delle informazioni ed analisi dei dati
Finora abbiamo parlato di piattaforme e modalità di coinvolgimento degli utenti, mettendo in luce la parte creativa del lavoro. Poiché, da che mondo è mondo, non esiste creatività senza strategia e viceversa, è importante sottolineare che la comunicazione non parte dalla bocca di chi parla, ma dall’orecchio di chi ascolta. Chi fa delle relazioni il proprio lavoro sa benissimo che, prima di relazionarsi con qualsiasi utente web, deve essere effettuato un lungo lavoro di monitoraggio delle conversazioni attraverso il media monitoring, il web monitoring ed il social listening.
Il media monitoring è più legato alla stampa tradizionale, mentre il web monitoring ed il social listening sono legati all’ascolto delle conversazioni digitali, utilizzando le ricerche manuali in sinergia all’utilizzo di tool come Talkwalker, Brandwatch, Mention e molti altri. Solo una volta individuate le conversazioni è possibile spingere le interazioni con i metodi visti nei precedenti paragrafi e, in ogni caso, ogni azione deve essere poi analizzata per comprenderne il risultato.
L’operazione di analisi finale assume il nome di media intelligence ed è bene distinguere i dati in metriche quantitative (es. readership, utenti unici, copertura mediatica e così via) e metriche qualitative (es. rilevanza, sentiment, visibilità e così via). Per avere un quadro completo è necessario rivolgersi ad aziende specializzate in media monitoring, oppure, se si vogliono analizzare solo i risultati ottenuti attraverso i canali digitali, si possono utilizzare tool come il già citato Talkwalker o, in alternativa, Digimind, Blogmeter e molti altri.
Digital PR – L’importanza delle persone nelle relazioni pubbliche digitali
Abbiamo voluto estrapolare dei brevi spezzoni per farvi comprendere che il volume di Enzo Rimedio è molto utile per comprendere il mondo delle Digital PR. Il manuale offre numerosi spunti teorici ed operativi per tutti coloro che vogliono avvicinarsi al settore delle relazioni digitali e, in ogni caso, risulta essere molto utile per tutte quelle aziende che non hanno una figura professionale specifica destinata alle Digital PR ma che comunque vogliono capire come interagire con la propria community.
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