Il nostro libro del mese: Instagram marketing – Strategia e regole nell’influencer marketing
Facile fare marketing con Instagram? Assolutamente no. Instagram è un social network “difficile”, che va capito in tutte le sue sfumature. Con questo non vogliamo dire che sia un mezzo difficile da utilizzare, anzi, come Facebook è molto intuitivo, ma se utilizzato in ottica business nasconde diverse insidie.
Oltre le classiche community composte da utenti che utilizzano il social network in modo etico, non è raro incappare in falsi influencer che fanno uso di pratiche “black hat” per aumentare a dismisura i propri follower. Questo è lo scenario attuale, in cui troppo spesso si tenta l’emulazione dei veri influencer, quelli che hanno studiato le dinamiche di accrescimento di follower, quelli che hanno sperimentato sulla propria pelle come creare una community coesa e molto altro. Purtroppo, per chi non lavora con i social network sembra tutto facile e si pensa di poter diventare famosi solo postando qualche foto, acquistando pacchetti di follower o utilizzando i bot, così da guadagnare “un sacco” di soldi ed ottenere prodotti omaggio dalle aziende (tendenza molto in voga soprattutto fra i giovani della Generazione Z).
Instagram è diventato così: continua a crescere e a seguire le evoluzioni sociali a cui assistiamo noi stessi giorno per giorno e proprio per questo motivo è necessaria un po’ di etica, sia lato aziende, sia lato content creator.
Facciamo un passo indietro: perché Instagram piace tanto?
Il secondo libro di Ilaria Barbotti, Instagram marketing – Strategia e regole nell’influencer marketing, lo spiega molto bene nella sua prefazione ad opera di Giovanni Boccia Artieri, professore ordinario di Sociologia dei media digitali ed Internet study all’Università di Urbino Carlo Bo.
Prima dell’introduzione dei social network, ed in particolar modo Instagram, la fotografia veniva utilizzata in maniera completamente diversa. Gli scatti effettuati con la macchina fotografica rappresentavano momenti idilliaci della vita familiare, che non rappresentavano la realtà dei fatti. Si scattava per conservare gli sviluppi all’interno degli album di famiglia, ci si metteva in posa, tutti in ordine e sorridenti per celebrare qualcosa.
L’appropriatezza sociale del gesto fotografico era, dunque, determinata dal contesto e dell’evento sociale che si voleva rappresentare.
In passato, quando ci si portava dietro la macchina fotografica è perché già si sapeva che si sarebbero scattate delle foto. Oggi, con l’utilizzo degli smartphone, non sappiamo se e come scatteremo. Certo è che tutti noi possiamo essere definiti turisti del quotidiano, ovvero persone in grado di scattare immagini in qualsiasi situazione.
L’influencer marketing per le aziende
Spesso, il termine influencer viene utilizzato come accezione negativa. Il volume di Ilaria Barbotti spiega molto bene le regole dell’influencer marketing, ovviamente quello fatto bene e non quello relativo a chi si spaccia per influencer pur non essendolo.
Proprio a proposito di falsi influencer, all’interno del libro è riportata un interessante esperimento ad opera di Mediakix, agenzia di comunicazione americana, che ha creato due finti profili Instagram acquistando pacchetti di follower. Nel giro di poche settimane, aziende ed agenzie hanno iniziato a richiedere collaborazioni a pagamento con i due account fake, dimostrando che c’è ancora molto fumo relativamente alla giusta scelta di influencer per le proprie campagne di marketing. Insomma, con questo esperimento, Mediakix ha dimostato che inserendo contenuti accattivanti non originali (presi da internet) ed acquistando follower e like per circa 300 dollari, i due profili avrebbero potuto iniziare a guadagnare sin da subito e con estrema facilità.
Questa pratica, seppur possa sembrare un bell’escamotage per iniziare a guadagnare sin da subito, non è affatto corretta. Il mercato dell’influencer marketing vale circa un miliardo di dollari (solo per Instagram), cifra destinata a raddoppiare nel 2019.
Piano piano le stesse aziende si stanno rendendo conto che le sole vanity metrics (come numero di follower o like alle foto) non sono i soli parametri da tenere in considerazione. Contattare gli influencer significa lavorare sulla brand reputation. Se una campagna non viene studiata in maniera strategica e non viene curata nel minimo dettaglio, scovando l’influencer giusto, si rischia di perderci la faccia online ma anche offline.
È necessaria la conoscenza del mezzo e, per questo motivo, all’inizio dell’articolo abbiamo sostenuto che Instagram è un social network tutt’altro che semplice.
Instagram marketing: il volume di Ilaria Barbotti
Instagram marketing – Strategia e regole dell’influencer marketing, edito da Hoepli, è un volume molto interessante, sia lato azienda, sia lato utente. Oltre a fornire un’infarinatura completa relativa alle funzionalità introdotte negli anni da Zuckerberg (es. Instagram Stories), spiega nel dettaglio l’evoluzione della fotografia sotto l’aspetto sociologico, il funzionamento dei post sponsorizzati, le varie strategie che si possono intraprendere, la normativa che regola l’ADV, come diventare eticamente content creator e molto altro.
Insomma, se hai necessità di approcciarti ad Instagram per lavoro è certamente il volume che fa per te. Ovviamente un solo libro non ti farà diventare il massimo esperto in Italia e nel mondo, ma è certamente un buon modo per avvicinarti ad un social network che sta facendo tanto discutere per il giro di affari che contiene al suo interno. Buona formazione!
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